Dalla trascrizione di Wu Ming Foundation:
Care compagne e cari compagni,
a nome di un gruppo di scrittori di Bologna (che comprende, oltre a chi vi parla, il collettivo dei Wu Ming, Marcello Fois, Carlo Lucarelli, Grazia Verasani, Pino Cacucci, Giampiero Rigosi, Simona Vinci e Massimo Vaggi, oltre al nostro collega francese Serge Quadruppani, che si trova in questa piazza assieme a molti degli autori citati) voglio esprimervi la nostra vicinanza, per nulla formale, nel momento in cui, attraverso lo strumento dello sciopero generale, state compiendo un altro passo fondamentale non solo per la difesa dei diritti, ma anche per la costruzione, dal basso, di un modello sociale alternativo a quello disumano che Marchionne e i suoi tanti sostenitori stanno cercando di imporre con ogni mezzo. Vedete, in questi mesi durante i quali in molti vi hanno lasciato soli (compresi alcuni che un tempo stavano dalla parte dei lavoratori e oggi, chissà perché, sono passati dalla parte di Marchionne), anche noi, nel nostro piccolo, ci siamo interrogati su che cosa avremmo potuto fare per non lasciarvi soli, salvo accorgerci che in realtà, rovesciando i termini della questione, dovevamo semplicemente ringraziarvi perché con la vostra resistenza eravate riusciti voi a non lasciare soli noi. E allora siamo qui, oggi, per dirvi anche questo, e cioè che in una fase così difficile come quella che stiamo attraversando, con una parte del sindacato che ha smesso di essere tale e con una sinistra politica che, purtroppo, o si è omologata alle posizioni dell'avversario o si è più o meno disintegrata, noi vi ringraziamo perché da un lato state rappresentando l'unico punto di riferimento credibile per chi, come noi e tanti altri, si rifiuta di tornare a vivere come si viveva negli anni Cinquanta, e dall'altro lato state diventando il centro di un nuovo blocco sociale di opposizione e di alternativa, capace, in prospettiva, di aggregare attorno a sé i tanti che lottano su diversi fronti (dai no Tav ai No Dal Molin, dagli studenti anti-Gelmini a chi si oppone al ritorno al nucleare, agli inceneritori cancerogeni, al modello unico rappresentato dal capitalismo reale e, perché no, a quelli che, come noi, si battono contro i tagli alla cultura). Sì, perché -- compagne e compagni -- noi lavoriamo con le parole e non con le presse, e quindi siamo dei privilegiati, ma vi assicuro che la crisi la stiamo sentendo anche noi, in un Paese in cui il mondo della cultura è sotto tiro come non era mai successo prima, stritolato da tagli che stanno limitando la produzione teatrale e quasi distruggendo quella cinematografica, solo per citare due comparti nei quali quei tagli stanno mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro, perché dietro un teatro che chiude o un film che non si farà mai ci sono dei lavoratori per niente immateriali, ma in carne ed ossa come tutti gli altri. Finisco sottolineando che dietro questo attacco c'è anche dell'altro, e cioè la volontà di colpire chi, attraverso i propri libri e i propri spettacoli, cerca ancora di esprimere un pensiero critico che questo governo -- sempre più simile a un regime -- non riesce proprio a sopportare. Da anni ci ripetiamo che senza cultura -- così come senza diritti e senza autodeterminazione dei lavoratori, degli studenti, delle donne - un Paese non ha futuro, ed è anche per evitare tutto ciò che vorremmo stringere un'alleanza solidale tra due mondi che, troppe volte, in tanti hanno cercato di separare o, addirittura, di far confliggere. Proviamoci, a partire anche da questa straordinaria giornata di lotta. E grazie ancora per averci dato l'esempio di come si possa resistere mentre da (quasi) tutte le parti vi ripetevano che non c'erano alternative al mettervi in ginocchio.
Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per migliorare la tua esperienza e offrire servizi in linea con le tue preferenze. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque suo elemento acconsenti all’uso dei cookie.